Due settimane fa si è tenuta la cerimonia del premio L’Italia che Comunica, promosso da Unicom, l’associazione delle agenzie di comunicazione. Il primo premio assoluto è stato assegnato a La mappa dell’intolleranza per la campagna #leparolefannomale.
Per motivi professionali ho partecipato ai lavori della giuria e poi alla serata di premiazione e posso dire che il riconoscimento è stato ben meritato.
Qui però mi interessa dire un’altra cosa.
Per disegnare la mappa dell’intolleranza in Italia sono stati analizzati 2,7 milioni di tweet tra agosto 2015 e febbraio 2016. Quelli negativi (parola ovviamente insufficiente, servirebbero ben altri aggettivi, ma non ho intenzione di cadere nella stessa trappola di chi scrive certe cose) si sono concentrati su 6 gruppi: donne, omosessuali, immigrati, diversamente abili, ebrei e musulmani. Ciò che mi a colpito è che in questa triste e squallida classifica le donne sono di gran lunga il bersaglio preferito, con 285.000 tweet; per intenderci, al secondo posto vengono gli omosessuali con 35.000 tweet.
Ancora. Qualche giorno prima ascoltavo il podcast di 2024, la trasmissione di Radio 24 dedicata alla tecnologia. Uno degli ospiti era Giulia Baccarin, imprenditrice e ricercatrice di eccellenza. Nel corso della trasmissione ha riferito che gli algoritmi di intelligenza artificiale che predicono le forme tumorali negli uomini sono trenta (30) volte più efficaci che per le donne. Trenta volte. Una volta quando c’era un pericolo e bisognava fuggire, si dava la precedenza a donne e bambini. Adesso gli uomini sgomitano verso l’uscita e calpestano chi capita sulla strada. Se il Titanic affondasse nel 2017, Di Caprio tornerebbe sicuro a casa, e Kate Winslet non riuscirebbe neanche ad avvicinarsi alla scialuppa.
Quello citato da Giulia Baccarin è un trend importante. Si tratta di un serio “bias”, un condizionamento cognitivo che porterà la “intelligenza artificiale” a essere “intelligenza maschile artificiale”. Niente battute grazie.
Abitiamo un mondo misogino, maschilista, costellato di soffitti fatti di cristallo o di altre sostanze più sgradevoli? Gli uomini sono così prepotenti da approfittare dei propri privilegi per curare solo sé stessi, e lasciare l’altra metà del mondo alla malattia? Così arroganti da volere ispirare solo a sé il futuro? Il feminicidio è il gesto di un folle criminale, da stigmatizzare nelle edizioni del telegiornale, o si nutre dell’aria che tutti respiriamo?
C’è una marea di cose che si potrebbero dire sull’argomento, ne dico una un po’ emotiva.
Anni fa (ero ragazzino e spero che la memoria mi aiuti), Rete 4 mandò in onda una serie di film, una rassegna intitolata “Uomini veri”, che illustrava lo stereotipo dell’uomo tosto hollywoodiano, quello che non deve chiedere mai, per intenderci. John Wayne, Robert Mitchum, Berretti Verdi e Sentieri Selvaggi.
Già allora avevo fatto questa considerazione.
C’è un modo di essere uomo che consiste nell’essere forti per non dovere dipendere da nessuno; nel trovare sempre il coraggio di sfidare gli altri prima che loro sfidino me; nel credere in sé stessi per pensare di essere sempre il migliore; nel non mostrarsi mai deboli; nel ritenere che riconoscere la qualità di una persona diversa sia una concessione e non un atto doveroso; nel pensare che bisogna avere sempre ragione, per non trovarsi in difficoltà.
C’è un altro modo di essere uomo che si esprime nel coraggio di essere generoso anche verso chi non ce lo riconosce; nella forza di aiutare chi è più fragile e non può ricambiare; nella convinzione che conoscere una persona migliore di noi sia un arricchimento; nella potenza di opporsi alla prepotenza; nella sicurezza di sapere ammettere di avere avuto torto; nella gentilezza come arma per promuovere il meglio; nella consapevolezza che l’unica forza possibile parte dalla consapevolezza della propria debolezza, e che è bello essere forti così.
Questo per me significa essere uomini veri. Temuto dai forti e rispettato dai deboli era il motto di una persona che ho conosciuto tanto tempo fa.
La colpa dell’odio che ridisegna la mappa dell’Italia non è di Internet o dell’Intelligenza Artificiale, quelli sono solo mezzi che rendono più evidenti i fenomeni. Incredibilmente le generazioni più giovani rinfocolano gli errori del passato e tornano sui vecchi vizi. Si sta nuovamente diffondendo il vizio del fumo, quello delle bestemmie e quello dello sputo; per terra, come testimoniano i nostri marciapiedi, e addosso a chi viene percepito come più debole.
Sentieri Selvaggi continua ad essere uno dei miei film preferiti. Ethan Edwards è il prototipo dell’uomo vero; ma il titolo originale è molto più intrigante: The Searchers, quelli che cercano. Ethan è burbero, sbrigativo e a volte cinico. Il suo viaggio sui sentieri selvaggi del west e della vita lo porta a interrogarsi su cosa vuol dire essere un vero uomo e cosa significa essere giusti verso chi è diverso, donna o indiano o donna indiana. E la mia scena preferita resta sempre l’ultima: andiamo a casa Debbie.