Sono stato uno dei primi utilizzatori della televisione satellitare in Italia, fungendo da beta tester ancora prima che il servizio fosse avviato commercialmente. Roba vecchia, fine anni 80, figuriamoci che il digitale terrestre non si sapeva ancora cosa fosse, il gioco era tutto sui primi 9 tasti del telecomando, più qualche televisione locale a fare un po’ di colore. Sono dunque, con tutta probabilità, uno dei primi 100 utenti italiani del satellite, forse anche uno dei primi 10. Da allora ho vissuto gli anni di Telepiú, la fusione con Stream, il progressivo sviluppo di Sky, Multivision, Sky HD, MySky, Sky Go…
Il legame si è progressivamente sviluppato negli anni, è diventato sempre più solido e intimo, una frequentazione quotidiana che è diventata parte della mia vita. Il valore della fedeltà costruito su anni di convivenza, a dividere divertimento, avventura, terrore e comicità. Tra guerre, indagini poliziesche, breaking news e eventi sportivi.
E poi …
La lunga storia d’amore tra me e Sky si è conclusa lo scorso 31 luglio, dopo quasi trent’anni passati insieme.
Quando ho deciso di farla finita, non posso dire di averlo fatto a cuor leggero, perché insieme al satellite se ne è andato un pezzo di me. Ora in effetti la mia vita è diversa, mi dedico a nuove compagne avventizie, senza sapere se dureranno. Sono frequentazioni meno esigenti, si chiamano Netflix, Prime Video, Chili. Rapporti pay as you go, sul filo del doppino telefonico, roba da 9,99, per così dire. Niente impegni a lungo termine, niente abbonamenti di lunga durata. Si va di mese in mese, di serie in serie, il tempo dirà se durerà.
Le ragioni dell’abbandono
Come sono arrivato a tanto? Il mio perduto amore ha chiesto ad alcuni emissari di chiamarmi per fare la stessa domanda e sondare lo spazio per un riavvicinamento. Gente discreta, devo dire, nulla di aggressivo o di chiassoso, niente rilanci clamorosi. Anche gli addebiti sono terminati alle scadenze pattuite, la riconsegna dei pegni matrimoniali (decoder, cavi, tessere) è stata fluida e efficiente. Ho apprezzato.
Ci sono quattro ragioni, sofferte e meditate, alla radice della separazione, e mi scuso dal profondo del cuore con la mia amante di mille sere se sarò costretto a essere freddo e spietato nell’enumerare i motivi della mia decisione; giusto per il merito della chiarezza.
- Al primo posto nella lista c’è la troppa pubblicità, e sempre crescente. Troppa gente, troppe réclame, troppi prodotti intorno a fare chiasso, a interrompere. Sa il cielo se non ce n’è già abbastanza a infiltrarsi nelle nostre vite. Ero convinto di pagare per i contenuti che mi interessavano; chi pagherebbe mai per essere venduto? Insomma, non lui ma la sua attenzione? Questa cosa, tra tutte, mi ha irritato in modo crescente, fino a diventare piuttosto esasperante.
- Sono gobbo e me ne vanto, e non ho sopportato lo sfregio di perdere la Champions per tanto tempo. Anche per questo pagavo: ci sono appuntamenti che non si possono mancare. Se uno paga (tanto) per accedere a un club esclusivo, non esiste che il ristorante finisca lo champagne per cena. (Lo champagne è la Juventus, se qualcuno non l’avesse capito.) Quasi ottanta euro al mese per dover poi cercare (con il lanternino) qualche amico o parente che abbia l’abbonamento a Premium? Not good.
- Il costo, appunto. Prezzi alti e continuamente crescenti. Non è la ragione principale, ma insomma, si era raggiunto un livello incomparabile con le alternative.
- Una certa aria di inadeguatezza tecnologica, di non essere più sul “leading edge”, sulla frontiera dell’innovazione. Io ho sempre avuto il satellite anche perché era cool, da lì arrivavano le novità e a me piace sperimentare le cose nuove. Se volete, mi piace raccontare in giro di avere provato qualcosa prima degli altri; e Sky da un po’ è poco “wired” e piuttosto “tired”. Ora le novità stanno altrove, altri fanno tendenza. Anzi, a volte il servizio lascia un po’ a desiderare; un decoder che deve continuamente essere resettato e una app davvero poco fluida non sono la mia idea di modernità. E poi molti, troppi vincoli. Capisco che siano dovuti a ragioni di sicurezza, per evitare il saccheggio dei programmi; ma questo non dovrebbe trasformarsi in un peggioramento della esperienza utente, quando altri riescono a garantire una fruizione sempre e ovunque, in ogni luogo e su qualsiasi device. Che poi è quello che ormai siamo abituati a fare per tutto, il nuovo standard del cloud che ci segue nelle nostre diverse esperienze di vita senza cuciture apparenti nei punti di transizione.
E adesso?
E’ stato molto molto bello; non ne voglio a nessuno, ho dato quanto ho ricevuto e guardo con serenità ai trent’anni passati insieme. Ritornerà a brillare la fiamma della passione? Chissà.