“The only people who ever prize purity of ignorance are those who profit from a monopoly of knowledge”. Le uniche persone che apprezzano la purezza dell’ignoranza sono quelle che traggono profitto dal monopolio della conoscenza.
Orson Scott Card, I figli della mente
A proposito dell’invasione degli imbecilli sui social media descritta dal Professor Umberto Eco.

La Chiesa riconosce la santità quando l’esempio di virtù eroiche è già morto da un pezzo; la laicità proclama i santi in vita, chiamandoli intellettuali. Tra tutti, il Professor Eco è particolarmente aulico; è un genio riconosciuto, un genio per eccellenza, è lui, il genio, non si scappa. Si è pure permesso il gusto di sconfinare tra la massa, scrivendo un romanzo di successo e dimostrando che anche confuso tra la folla degli scaffali lui è e rimane speciale. Di romanzi poi ne ha scritti altri sei, di due dei quali posso dire per esperienza diretta che sono un filo difficili da masticare. E vi parla uno che adora Dostoevskij.
L’ho visto una volta in una conferenza in Assolombarda insieme con Antonio Ricci, quello di Striscia la Notizia. Leggero, intelligente, elegante e spiritoso. Ricci. Il Professor Eco, un po’ diverso. A un certo punto è suonato un cellulare mentre lui parlava; il Professore ha preteso che il “maleducato” lasciasse l’aula, altrimenti non avrebbe continuato la lezione, o la conferenza, come preferite. Il malcapitato è stato costretto ad andarsene, sotto lo sguardo di tutto il pubblico, a testa bassa, e il Professor Eco si è pure preso l’applauso (*). Perché agli imbecilli, e ce ne sono, piace essere tiranneggiati dagli intellettuali. Se mi riconosco inferiore, mi sento meno imbecille. E l’intellettuale si sente sempre più … intellettuale.
L’affermazione del Professor Eco sugli imbecilli è una provocazione e alle provocazioni non si risponde, come mi hanno insegnato fin da bambino. Ma è rimasto in me il ricordo di quell’episodio, della dolorosa umiliazione di una persona davanti a tutti; forse rimane anche il rimorso di non essere uscito anch’io dall’aula, imbecille a fianco di un imbecille.
In ogni caso non sto a rispondere e a fare ragionamenti, non ne sarei degno. Mi limito a una citazione, quella in apertura. Pensate un po’, una citazione da un romanzo di fantascienza. Per rispondere a uno con 39 lauree honoris causa. Roba da imbecilli. In senso stretto, per un semiologo, non sono neanche parole: è solo un vento idiota, che soffia tutte le volte che apro la bocca.
(*) I cellulari che suonano a sproposito sono un tormento, sono d’accordo. Ma ci sono altri modi di educare le persone (io per primo) a un utilizzo appropriato. Sulle porte della Chiesa di Madonna di Campiglio c’è un cartello: “Dio ti chiama in molti modi ma difficilmente ti cerca sul cellulare: spegnilo prima di entrare”.
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Caro Alessandro, questa è proprio bellissima! Complimenti. Parole di buon senso. Speriamo che i rimbrotti ricevuti dal prof. Eco, più che servire a lui, cosa della quale dubito visto che vive di certezze, siano serviti a compattare il fronte degli “imbecilli” affermando il nostro diritto ad esistere, esprimendo opinioni non sempre corrette o degne di nota. Auguriamoci inoltre che parlarne sia servito a migliorare certi atteggiamenti fra i più deprecabili che si trovano con grande abbondanza in rete.
Grazie.
Grazie a te! Anch’io non approvo il chiacchiericcio vano dei social, ma perché vorrei che le persone si sforzassero di trovare stimoli e idee più interessanti, non perché pensi che non abbiano titolo a parlare. L’obiettivo è far si che le persone migliorino (io per primo, e questo blog è uno sforzo e un esercizio continuo a trovare dentro di me argomenti e modi di raccontarli) non farle tacere per sempre per riservare il palcoscenico a chi è qualificato. Reminiscenza classica, gli dei puniscono la ubris, la tracotanza degli uomini, mi sa che a volte un paio di zot ci vorrebbero.