Scrivi, Socrate, scrivi

La parola sta morendo.

Ovvio, è un’esagerazione. Sicuramente non sta tanto bene e sto parlando di quella scritta; perché parlare, si parla tanto, troppo, da sempre.

Fatto sta che nella comunicazione su Internet e sui social media, predominano ormai largamente immagini, video, emoticon, emoji, gif, in breve tutte le forme di comunicazione che passano attraverso le immagini. A esagerare, un bel hashtag, quattro abbreviazioni, GR8 ROTFL CU L8R. Non si scrive più, si scrive poco, si scrive male.

Tutto sommato nulla di nuovo sotto il sole, non è la prima volta che lo scritto latita. Già agli albori della civiltà occidentale il vecchio Socrate, decano e simbolo di tutti i filosofi, sviluppava il suo pensiero in modo dialogico, chiacchierando con i suoi studenti mentre passeggiava sotto i Propilei. Il suo discepolo Platone arrivò a esprimersi in modo negativo su libri e testi scritti in genere; secondo lui infatti favorivano la conoscenza (bleah), mera trasmissione e ripetizione di concetti non capiti appieno, te lo vendo come l’ho comprato, appunto sulle pagine di un libro, tutto ciò a danno della Sapienza vero e unico valore da perseguire per l’uomo bello e nobile. La Sapienza è un viaggio di scoperta diverso per ciascuno di noi, passa per la ricerca, il dialogo, si parte da quello che si pensa di sapere per scoprire tutto il resto secondo un percorso non riproducibile, non codificabile, ogni volta differente. Proseguiamo: l’Iliade e l’Odissea rimasero per qualche secolo secoli affidati alla memoria e alla trasmissione orale di aèdi e rapsodi, subendo modifiche e affinamenti fino ad atterrare (purtroppo o per fortuna?) in forma scritta, immutata e immutabile.

Personalmente amo molto il testo scritto, mi piace scrivere e mi piace leggere. Penso che scrivere, piuttosto che disegnare o parlare, richieda di per sé maggior riflessione e focalizzazione. E’ questione della stessa lentezza propria dello scrivere, siamo obbligati a passare dai limiti delle nostre mani, che battano sulla tastiera o incidano tavole di pietra. Questa lentezza favorisce una maggiore ponderazione, ci spinge a pesare quello che si dice e come lo si dice. Ogni parola, la costruzione di ogni frase va ben distillata per dire quello che si vuol dire, nulla di più, di meno o di diverso.

D’altro canto l’espressione non scritta è più ricca, perché permette di utilizzare anche il suono, il tono di voce, il linguaggio non verbale, l’espressione, i colori, il movimento, la figura, tutti mezzi espressivi multidimensionali rispetto alle due dimensioni fisse delle lettere su una pagina. E’ spontanea; ma spesso improvvisata. Esuberante; ma a volte leggera.

Negli Stati Uniti assistiamo a una crescita decisa nell’utilizzo di audiolibri e podcast. Personalmente sono avverso agli uni e favorevole agli altri. Non mi piacciono gli audiolibri, perché sovrappongono un’interpretazione, quella dell’attore che li recita, a quella del lettore. Leggere un libro significa dialogare con chi l’ha scritto, conoscerlo, capirlo; non ricordo chi l’ha detto, ma un libro viene scritto ogni volta che viene letto. Se qualcun altro lo legge per me, lo filtra inevitabilmente, di nuovo con il tono di voce, l’inflessione, le pause; un intruso nella mia personale ricerca di tutto quello che di bello e di grande sta nella letteratura.

Di contro, adoro i podcast, che mi consentono di aggiornarmi e di esplorare cose nuove sfruttando anche tempi altrimenti poco produttivi. Ho però una seria obiezione a podcast che non siano semplicemente funzionali, divulgativi, tecnici. La creazione di un podcast (ci ho provato) richiede seria preparazione e una precisa scaletta di quello che si andrà a dire, quasi una sceneggiatura. Si sa dove si parte, si deve sapere dove si vuole arrivare. Ogni volta che provo a scrivere, invece, parto con un’idea di quello che voglio dire, ma finisco sempre per scoprire qualcosa di diverso. Seguo il ragionamento dove mi porta, frase dopo frase, per approdare con riflessioni che non c’erano quando ho iniziato, interessanti o meno che siano per chi le leggerà. Un viaggio piccolo e grande, con la parola come guida. Il pensiero va avanti, non si può comprimere, ma la parola lo esprime, lo contiene, lo regge e lo solidifica.

Caro Socrate, vuoi davvero conoscere te stesso? Prendi una tavoletta, uno stilo, e inizia a scrivere.

 

3 Replies to “Scrivi, Socrate, scrivi”

  1. Sono d’accordo. L’inserimento di Costello: fantastico! Oltretutto lo conosco pochissimo e l’ho trovato geniale.
    leggo libri. ci ho provato con gli ebook ma a me paice la carta e rimango alle mie abitudini.
    I podcast…sento la radio, leggo i giornali e proseguo a ritroso per cercare di arrivare al principio che era il Verbo:-)

    1. Penso che per arrivare all’Origine a volte occorra proseguire in avanti, a volte a ritroso. Come si dice, le vie del Signore sono infinite.
      Per quanto riguarda gli ebook … meritano un post a parte 🙂

      1. Sì. E’ sempre così. Ti ringrazio della risposta. E scusa se nel mio proseguire vado fuori percorso (ebook). Ogni tanto mi ritrovo… quantistica:-)?
        Buona giornata.

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