Chiedere scusa non basta

Imbrogliare i consumatori; inquinare il pianeta; imbrogliare i consumatori inquinando il pianeta; insultare colleghi o colleghe con battute razziste/sessiste/di cattivo gusto; non pagare le tasse invocando residenza a Montecarlo; essere membro di una qualche loggia segreta tra le tante che infestano il paese e il mondo; predicare implacabili l’etica più stringente mentre passi le serata con spogliarelliste/i.

Se sei un’azienda o un personaggio pubblico, non importa quanto grossa la fai; basta chiedere scusa davanti alle telecamere, o su Twitter, alla peggio mostrare qualche lacrima e promettere di non farlo mai più. Tutto qui? Finita lì? In fondo abbiamo voglia di perdonarli, perché nella società dei riflettori la caduta aggiunge sapore a una storia magari un po’ insipida. Sospetto che qualche broker o agente di divi, cantanti, sportivi o attori, consigli ai suoi clienti di fare un bell’errore clamoroso, spiacevole, sconveniente, farsi beccare, per poi presentarsi piangente davanti alle telecamere e rendere un po’ di abbrivio a una immagine sbiadita.

Le scuse non valgono se non sono accompagnate da una riparazione, pur simbolica, a mostrare che effettivamente sei dispiaciuto, sei triste perché sai che si è rotto qualcosa nel legame di fiducia che avevi con i tuoi clienti, o fan, o audience. Ti ho tolto qualcosa, ti rendo qualcosa che diventa un impegno per un futuro diverso. Non voglio farne una questione etimologica, ma le scuse sono unilaterali, cercano di allontanare la colpa, poi si va avanti come prima. Urto qualcuno per strada, mi volto a scusarmi, poi accelero perché ho perso tempo. Il perdono, che è cosa ben diversa, implica una responsabilità, vuole ristabilire un equilibrio e diventa un vincolo per il futuro.

Sto esagerando, scuse, perdono, riparazione, le parole sono importanti, come urlava Nanni Moretti in Palombella Rossa, ma nel linguaggio corrente le usiamo in presa diretta in modo intercambiabile, l’importante è il significato. Torniamo a terra: stamattina ho molto gradito la richiesta di perdono di Skype, arrivata via email. Il 21 settembre hanno combinato un guaio, un fermo di sistema di parecchie ore. Non minimizzano, sanno che il loro servizio serve alle aziende a lavorare e alle persone a comunicare. Si scusano (a questo punto ditela come volete) e offrono un dono riparatore. Ci hanno messo quasi tre settimane per cui evidentemente non è stata una decisione facile, ma hanno fatto la cosa giusta. Ora attendo qualcosa di simile da altri: che so io, un albero piantato per ogni diesel in giro a rovinare l’aria che respiriamo; sarà una bellissima enorme foresta.

 

Skype

One Reply to “Chiedere scusa non basta”

  1. Quanti sani princìpi vengono sacrificati ogni giorno sull’altare del dio budget!
    E’ una frenesia che porta a commettere le nefandezze peggiori dimenticando, quasi sempre, che chi è danneggiato non torna a chiedere riparazione del danno; semplicemente se ne va, perde fiducia. Per sempre (o almeno per molto tempo). L’ecologia, nel mondo degli affari e delle relazioni, dovrebbe seguire gli stessi princìpi di quella ambientale: capire che abbiamo soltanto questo mondo dove vivere e quindi non possiamo continuare all’infinito a fare terra bruciata intorno. Che si tratti di affari, di valori o di rispetto.

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