Qualche settimana fa ho partecipato all’Innovation Tour di salesforce.com, l’azienda simbolo del successo nel cloud (o del SAAS, software as a service, come si preferiva dire prima). Il relatore spagnolo ha fatto una facile battuta, chiedendo ai partecipanti in sala, parecchie migliaia, di alzare la mano se possedevano un account su Facebook o su Twitter. Tutti ovviamente hanno alzato le mani, al che lui ci ha incalzati: “I vostri clienti sono esattamente come voi; ma se loro stanno sui social network, perché le vostre aziende non ci vanno”? a sottolineare la nuova strategia di salesforce totalmente devota al marketing sui social network, dopo l’acquisizione di Radian6 e di Buddy Media. Ma anche a rimarcare l’assenza di strategie e pratiche diffuse da parte delle aziende, che considerano ancora i social network come terreno di esperimenti, al più come ulteriore canale di comunicazione da aggiungere al marketing mix.
Non sono un grande fan di Facebook, perché è una rete nata e cresciuta all’insegna della chiacchiera a rischio di irrilevanza; sono piuttosto un discreto cinguettatore, perché apprezzo brevità e focalizzazione. Comunque, non penso di avere particolari simpatie o abitudini personali che possano influenzare il mio giudizio. Ma sono ormai convinto che siamo nella stessa situazione della fine degli anni ’90, all’alba della rivoluzione del Web; i segni erano evidenti, le competenze diffuse, il grado di utilizzo massiccio, c’erano i soldi e c’erano i cervelli, ma le pratiche di business, pur diffuse, si mantenevano ai margini. Le aziende utilizzavano Internet per scopi estetici e cosmetici, la rete non faceva parte del modo in cui gestivano le loro funzioni chiave: il presidio del mercato, la relazione con i clienti, il ciclo degli acquisti, etc.
Non sto qui a recitare la litania dei numeri formidabili che descrivono la fulminea adozione dei social network da parte dei cittadini di tutto il mondo, uomini, donne e bambini. A me pare altrettanto chiaro, in base alle frequentazioni personali e a un paio di indagini recenti, che lato aziende, come dire, non ci siamo. La pagina Facebook riempita con il concorso a premi assolve la coscienza, ma non basta. Più si sale nella gerarchia, minore è l’utilizzo a livello personale. La gran parte delle aziende non monitora neanche le conversazioni in rete, o comunque lo fa con strumenti rudimentali. Oso dire che non è neanche chiaro come si fa a sviluppare una strategia social. E’ il momento di acculturarsi, di accumulare competenze, di frequentare l’ambiente, di capire cosa e come è possibile fare, di elaborare un piano ambizioso e cominciare a eseguirlo. In un momento storico in cui la SEC sdogana Twitter e Facebook come strumenti legittimi per le comunicazioni societarie, non ci si può illudere sul decorso prossimo futuro: l’azienda dei prossimi anni o sarà social, o non sarà. E’ il momento di partire.
A proposito di vie da percorrere, Il prossimo 21 maggio c’è un corso Anes che parla di social media marketing… 😉
tutto chiaro e tutto bello, però manca una cosa: la via da percorrere.
perché partire presuppone una meta, o almeno un viaggio interessante… e invece, quando si parte, non si sa neanche quale strada imboccare lo sconforto arriva subito e allora via di paginetta concorso:)
D’accordissimo. Premesso che la ricetta non ce l’ho, nell’ultimo periodo però ho elaborato qualche idea e anche un po’ di esperienza. Questa era solo la dichiarazione di guerra, nei prossimi post proverò a dire la mia su un terreno più concreto.