Il sito di TGCOM24 strilla in testata “Crisi, crollo nei consumi degli alimentari. Istat, nel 2011 flessione del 35,8%”.
Accidenti, questa volta sono spaventato, pare di capire che la gente mangi un terzo in meno. Capisco male io? Se è così, la caporetto economica è alle porte.
Effettivamente ho capito male, perché l’articolo poi spiega che “secondo i dati diffusi dall’Istat il 35,8% delle famiglie dichiara di aver diminuito la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all’anno precedente: tra di esse, il 65,1% dichiara di aver ridotto solo la quantità, mentre nel 13,3% dei casi diminuisce anche la qualità. ”
Cioè, non è che le famiglie italiane mangiano un terzo in meno; è che un terzo delle famiglie italiane mangeranno un po’ di meno. Pur salvaguardando nella quasi totalità la qualità di quello che mangiano. Poco più in là si arriva addirittura a sostenere che la spesa media è aumentata del 2.2%. Forse non sono tutte buone notizie, ma neanche una catastrofe.
Ho capito male io o il titolo induceva in errore? In un momento in cui si predica che l’effetto psicologico, la fiducia delle persone è un elemento fondamentale della ripresa? E che dunque bisognerebbe evitare i titoloni, descrivere la realtà così com’è, ci mancherebbe, evitando però gli allarmismi?
Per fortuna la gente continua a mangiare. Purtroppo il calo della pubblicità è peggio, molto peggio di quello dell’appetito, alla faccia degli anni pari, Olimpiadi e finale degli Europei compresi. E questo magari spinge ad atteggiamenti imprudenti; come abbassare i prezzi degli spazi (guardate le statistiche FCP e confrontate il calo del fatturato pubblicitario rispetto a quello degli spazi venduti, qui c’è qualcuno che svende) o puntare su titoli ad effetto per attrarre l’attenzione di chi passa. Tutto comprensibile, ma non la chiamerei una strategia efficace nel medio termine. Adesso vado che mi è venuta fame: voglio dare il mio contributo ai consumi di prodotti alimentari, sperando nella prossima statistica.