Sono un grande fan del boss, da sempre. E’ vivido il ricordo del giorno in cui tornai a casa di fretta dall’università, sotto il braccio Born to Run appena acquistato da Buscemi. Avevo letto e sentito parlare così bene di questo rocker della provincia americana ed ero impaziente di testarlo di persona. Misi il vinile sul piatto (sto parlando di più di trent’anni fa, ragazzi, il vinile era tutto quello che passava la casa, ma nonostante tre decenni di progresso tecnologico ancora lo rimpiangiamo) e lo bevvi dall’inizio alla fine. Quando mio fratello tornò a casa lo bloccai sulla porta e gli dissi “Questo è uno speciale”. Mi rispose che era la cosa che dicevo sempre (quasi sempre) quando conoscevo un nuovo artista. “No accidenti, questo è davvero speciale!”. Non ricordo esattamente se dissi proprio “accidenti”, ma come è proseguita la storia lo sappiamo tutti, fino a ieri sera.
Appunto, ieri sera. Questa volta non avevo i biglietti per il concerto, di conseguenza stamattina sono andato sul sito del Corriere, che dopo tutto è il primo quotidiano nazionale (o secondo, insomma se la gioca) e che ha ancora la sede in Via Solferino, a Milano, lì lì sulla strada per San Siro. Ecco quello che ho trovato.
La notizia della sera prima. L’ANSA era in linea già a concerto in corso
e tra altri che hanno fatto bene mi piace citare la newsletter di Alessio Brunialti, con tanto di citazione invertita di Jon Landau (questa è per appassionati, appunto), che dal lungolago di Como è un esempio di come si possa fare molto bene con mezzi tecnici limitati, tanta passione, vasta competenza e approfondita conoscenza del contesto locale.
Troppo facile giocare sull’errore, sull’inefficienza. Chi è senza peccato … Me ne astengo volentieri. Voglio piuttosto usare l’episodio per sottolineare come il “web first”, che oltreoceano è già considerato l’approccio standard, non sia questione semplice.
Non è neanche un problema di tecnologia, che ad oggi è fin sovrabbondante su questi temi. Non mancano certo CMS che consentono flussi integrati tra carta, web, tablet, smartphone e così via, a ciascuno il suo e un unico processo per tutti, con prezzi in calo e parecchia concorrenza tra operatori che, così si dice, fa bene al mercato. La complessità sta appunto nei processi, che devono essere ridisegnati nel profondo, dall’acquisizione della notizia alla sua elaborazione, alla cucina, alla scrittura e alla diffusione. Non è cosa da poco imparare a lavorare in modo diverso, a taggare, a ottimizzare per i motori di ricerca già nel nascere della notizia, a disporre secondo un ordine nuovo la sequenza delle operazioni, imparare a farne di diverse. L’impatto è sulle competenze, sull’organizzazione aziendale, sugli orari.
Ho investito un euro e cinquanta nella ricerca per questo post, sono andato in edicola e ho comprato il Corriere. Incredibilmente un occhiello in prima rimanda a due pagine di servizi sul concerto di ieri sera. Chiudo questo pezzo alle 9:14. Ancora il sito web rimanda la notizia sul concerto che sarà.
Lo so. Non è il posto giusto. Ma non so come fare per girarle questo post dal blog di Maruzzi (forse lo segue già, ma per sicurezza glielo mando). Soprattutto volevo attirare la sua attenzione sull’ultima frase del terzo capoverso: http://smaruzzi.com/2012/06/14/tipping-points/
Non potrei essere più d’accordo. Ho appena cliccato per sbaglio (sottolineo per sbaglio) un video pop-up su un sito di notizie. Mi ha fatto perdere (sottolineo perdere) qualche secondo per chiudere la pagina e tornare a fare quello che stavo facendo e che mi interessava fare. Come si può pensare di comunicare il proprio marchio intrufolandosi nel tempo altrui? Interrompendo quello che stanno facendo in modo indesiderato? Potrà servire per vendere qualche prodotto in più, come ci insegneranno fra poco in spiaggia i venditori dia asciugamano, orologi e occhiali da sole. Finché dura.