Premetto che non utilizzo Facebook per cui (una volta tanto, se mi è consentito) parlo di qualcosa di cui non ho esperienza diretta.
Leggo però dell’implementazione di Timeline, la nuova struttura di Facebook che invita gli utilizzatori a condividere sempre più particolari su sé stessi e sulla propria vita.
C’è qui un passaggio che non è per nulla banale e che sarà difficile e complesso da percorrere per Facebook.
La premessa: la nostra identità è costituita anche dalle nostre relazioni, e viceversa. Vale a dire, le persone (e gli oggetti, like not like) con cui sono collegato, con cui parlo, con cui passo il tempo (off o on-line) definiscono chi sono io; così come chi sono io, mi porta a avere certe relazioni con gli uni o con gli altri. Ma le due cose (la mia rete di relazioni, e la mia identità) sono comunque cose diverse. I social network organizzano la rete di relazioni, ma la identità delle persone resta in qualche misura elusiva, tanto che c’è bisogno di regole prescrittive per impedire o cercare di impedire che nella rete venga rappresentata una falsa identità invece che quella reale. Facebook dunque cerca di far sì che noi rappresentiamo nel social network la nostra identità, oltre che la nostra rete di relazioni. Non è un di più della stessa cosa, è proprio una cosa diversa che viene richiesta agli utenti. Lo faranno? Vorranno difendere il valore della propria intimità? Richiederanno regole diverse per la privacy e per il possesso dei dati? Anche i regimi (è solo un’analogia, per carità, non certo un paragone) riescono a regolare le relazioni con grande efficacia, ma devono affidarsi a strumenti indiretti (la propaganda) per provare a intrappolare le identità.
Facendo un parallelo con Google, è facile notare uno schema simile: dall’organizzare l’informazione, a detenerla. Dal fornire il tessuto interconnettivo che permette di rapportarsi ai contenuti, a gestire i contenuti stessi.
Ecco, secondo me su questo si gioca il futuro della rete: da infrastruttura a sostanza.
Per conto mio, sto dalla parte dei neutrini: più veloci della luce, catch me if you can, acchiappami se ci riesci, come Leonardo di Caprio nel film di Spielberg. Un uomo dalle mille identità, sempre un passo avanti a chi lo insegue per chiuderlo nella cella di una identità istituzionalizzata.
Bravo Ale!!! Aderisco alla strategia!!! Faster than the light…e poi assolutamente d´accordo sul tentativo di appopriarsi della Identita´delle persone. Pericoloso e non desiderabile.