Elogio della bruttezza

Dateci anchor woman e men brutti, sgraziati e con la voce chioccia. Dateceli vestiti male e senza capi griffati (in particolare senza capi griffati da loro stessi). Dateceli un po’ flaccidi, non palestrati e smunti. Magari con i dentoni, come Guglielmo il dentone dell’indimenticabile Albertone.

Però dateceli che non pronuncino Islamabad “Islamabadde”, aa romana,  mentre ad ogni inquadratura aggiustano la posizione verso la telecamera per favorire il loro taglio esteticamente più attraente.

Sono reduce da una mini maratona televisiva dedicata alla notizia del giorno. Ho diviso la mia attenzione tra i tg italiani e la CNN e sono giunto alla conclusione che esistono due tipi di giornalismo. Il primo consiste nella ricerca di fatti per descrivere, approfondire, dettagliare e contestualizzare la notizia; il secondo nel prender il fatto e intervistare persone piu o meno comuni, più o meno esperte o intelligenti chiedendo cosa ne pensano.

A scanso di equivoci, c’è del buono e del meno buono da entrambe le parti dell’Atlantico. Per dirne una, la cosa che mi è piaciuta di più è l’annunciatore del TG5, che nei titoli di testa ha lanciato le prime due notizie (la morte di Osama e la beatificazione di Giovanni Poalo II) e ha taciuto sul terzo, il successo del Milan – come dire, in certi gionri il calcio è solo un gioco.

Torniamo all’argomento: modello reporting, modello talk show.  Il primo è faticoso, a volte pericoloso e alla fine richiede una presa di posizione. Il secondo è meno impegnativo: si fa in cinque minuti e alla fine un’opinione è un’opinione, ciascuno dice la propria e pazienza.

Ricordo un servizio l’anno scorso sul blocco del molo turistico a Ischia da parte della Guardia di Finzanza. La giornalista intervistava tutti: il sindaco, i carabinieri, commercianti e passanti. Ma non diceva perché la Finanza aveva preso quel provvedimento. Certo, leggersi gli atti, capire cosa dice la legge, magari anche i regolamenti comunali … meglio godersi la trasferta mettendo il microfono davanti al naso di chi capita chiedendo “lei cosa ne pensa”. Ma di cosa?!?

Dateci giornalisti affannati, sudati e pieni di polvere, come Toni Capuozzo che era lì in Cile mentre i minatori uscivano dal buco. Dateceli bravi, intelligenti, impegnati nella ricerca dei fatti. Se poi sono carini, pazienza.

One Reply to “Elogio della bruttezza”

  1. Fare giornalismo…
    ma in Italia lo si può fare? fare giornalismo costa, e costa caro… temo che a breve avremo la Cnn che intervisterà “pino er panettiere” per sapere cosa ne pensa della caduta dell’indice Fuzzy Mib o della situazione in Costa D’Avorio… Fare informazione, è un business davvero difficile, ma il nostro paese, forse, è messo peggio di molti altri, e non parlo solo di televisione…

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