La carta, quando la prendi in mano, ti da una sensazione delicata e forte allo stesso tempo; risponde al tatto comunicandoti sensazioni, non solo la conferma di essere lì, a disposizione. La carta è docile ma ha una sua personalità, perché le fibre rispondono nelle mani come il metallo o la plastica non possono: perché viene dalle piante, e fa parte del ciclo della vita come noi. La carta si spiegazza e si macchia, tenendo traccia del tempo che scorre e del fatto di essere o di essere stata nostra. La carta, quando la riprendiamo in mano dopo tanto tempo, suscita ricordi. Quando la presto o la regalo, non mi preoccupo solo che venga salvaguardata; voglio che venga trattata bene e rispettata, per dare agli altri quegli stimoli o quelle emozioni che ha dato a me. La carta la porto con me e sento il suo peso nella borsa o nella tasca in cui si è rifugiata, adattandosi allo spazio disponibile. La carta la appoggio, la piego, la spiego, la stendo e la stiro.
La carta è ondulata, crespa, patinata, velina, lucida, opaca, da disegno, riso (ride?), pesta (soffre?), lustra, glossy …
La carta è memoria, non storage; è significato, non script; è utile, non funzionale; è vita, non tecnologia.
La carta è immensamente, perdutamente, radiosamente analogica.
Il papiro è il sistema di archiviazione più sicuro (è scientificamente provato): la carta nei secoli si disintegra, le memorie digitali sicuramente non troveranno un device capace di leggerle decine di anni dopo.
Però non ho nostalgia del papiro: viva il digitale 🙂
Sono perfettamente in linea con il pensiero espresso, e nel post e nel commento. Io la vedo sempre dallo stesso punto di vista, che secondo me è cruciale: noi siamo elementi finiti, che devono adattarsi a uno spazio infinito. Fino a ieri avevamo la percezione di alcune grandezze infiniti, ma sempre riuscivamo a ricondurre tutto alla nostra dimensione. Oggi abbiamo la percezione di un mondo virtuale potenzialmente infinito (almeno per le nostre capacità cognitive): non ci sarà mai il tempo di leggere tutto, di vedere tutti i siti eccetera. Ma questo concetto si può esportare anche in altri contesti, basta cambiare il punto di vista: la nostra memoria è limitata, e non è solo la memoria in grado di gestire le informazioni accumulate, diciamo la memoria nozionistica, ma anche quella “sentimale”, che ci permette di mantenere impressi nella nostra memoria emozioni, sentimenti, stati d’animo. La carta, come gli altri oggetti, trasmette questo tipo di emozioni e sì, sono d’accordo, la carta è analogica, ma chi ha mai detto che l’uomo è digitale?
La carta è per l’editoria elettronica come la stampa per una fotografia digitale.
Quando un libro è stampato, è già vecchio – si dice – in realtà, comincia a vivere, continua a dispensare sensazioni, esattamente come una fotografia ritrovata nell’armadio sotto chili di documenti inutili e polverosi.
Quanti ricordi risveglia una fotografia stampata ? non dico che consultare una raccolta sul computer sia molto diverso; probabilmente i nostri nipoti vivranno le medesime sensazioni anche su iPhone o Android, ma oggi ….
Questo, a mio avviso, è l’oggetto della vera radicale trasformazione al digitale, che non è e non sarà mai una migrazione P-to-E, bensì un vero E-to-P !!!!!!!
Il digitale continuerà a stravolgere le nostre vite, ma la possibilità di fissare un momento con un ‘pezzo di carta’, senza fermare il flusso elettronico, continuerà ad esistere.